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venerdì 3 giugno 2011

Il cane corso

Si tratta di una razza molto diffusa nel meridione d'Italia fino agli anni 1950 e in epoche più remote nel resto d'Italia. Morfologicamente appartiene al gruppo molossoide e dal punto di vista funzionale ai cani da presa; per tipologia è molto probabilmente collegato filogeneticamente a quei cani grandi e combattivi di cui vi è testimonianza sin dall'antichità (v. bassorilievi assiri 669-633 a.C.). I briganti del Meridione spesso si avvalevano di cani corsi, che servivano per fare la guardia nei rifugi e percepire a distanza l'avvicinarsi del nemico. Alcuni briganti avevano cani corsi innaturalmente feroci, abituati addirittura a cibarsi di carne umana. Famosi quelli del famigerato e sanguinario Francesco Mozzato, detto Bizzarro. Costui dal 1802 fu a capo di una banda che compì una lunga serie di atrocità in Calabria. Aveva sempre con sé numerosi cani, che nutriva con carne umana. Li aizzava anche a inseguire e sbranare i nemici fuggitivi dopo i conflitti a fuoco, come accadde a un ufficiale francese addetto allo stato maggiore del generale Partoneaux. Quando la compagna di Bizzarro decise di ucciderlo perché il brigante aveva ammazzato a sangue freddo il loro figlio neonato, la donna dovette chiedergli con una scusa di mettere alla catena il suo cane corso, affinché non proteggesse il padrone come faceva sempre. Bizzarro non fu il solo a compiere simili mostruosità. Nello stesso periodo anche Giuseppe Rotella detto il Boia, che tenne nel terrore la zona di Catanzaro, si divertiva a far sbranare dai suoi cani corsi le sue vittime, che fossero soldati nemici o viandanti. Un altro, Paolo Mancuso, detto Parafante, dopo avere sorpreso e sterminato un reparto di soldati fece mettere il loro comandante, tenente Filangieri di Garafa, in un grande pentolone in cui si faceva il formaggio, facendolo bollire. Il cadavere fu poi dato in pasto ai cani. Alcuni cani corsi erano tristemente famosi e attivamente ricercati dai soldati, come scrisse il generale Antonio Iannelli, "L'11 settembre 1810 (...) vi era il Boia ed i suoi compagni occupati a giuocare a denari. La Guardia Civica fece una scarica di fucilate su di loro. Luigi... da Cerrisi, Giuseppe Lamanna da Tiriolo, e i due cani Leonessa e Malcuore vi morirono". E ancora Iannelli riportò che, "Il giorno 9 dicembre 1810 si scoprì il ricovero dello scellerato Parafante situato nel centro del bosco del Cariglione in un luogo distante 18 in 20 miglia da qualunque abitato (...) uno dei briganti morì ed i cani restarono estinti". L'utilizzo dei cani corsi da parte dei briganti continuò anche contro l'esercito sabaudo prima e italiano poi durante il periodo 1860-70 circa. Per questo motivo le autorità militari del Regno d'Italia (nel caso dell'Abruzzo dal maggiore generale Chiabrera, con ordinanza da Aquila del 25 ottobre 1862) emanarono il seguente ordine "Dalle ore 24 italiane tutti i cani tanto dentro l'abitato, che in campagna dovranno essere rinchiusi, quelli che si troveranno fuori saranno immediatamente uccisi". (da "I cani in guerra. Da Tutankhamon a Bin Laden", di Giovanni Todaro, Airplane, 2011, 450 pagg., ISBN 9788883725135). Da notare che tali atti non rispecchiano affatto il temperamento dei normali cani corsi, che pur essendo eccezionali guardiani sono una razza estremamente equilibrata e affidabilissima per il padrone e la famiglia. Nella sua storia recente è stato utilizzato per la difesa personale e per il controllo del bestiame grosso. Una mole forte, notevole coraggio ed agilità felina consentono al Cane Corso di ammansire bestiame bovino e suino in quelle particolari circostanze che l'uomo da solo non è in grado di affrontare, come nel caso di un animale imbizzarito o una madre che difende la propria prole. Il modo di agire del cane è di afferrare l'animale in un punto sensibile (il musello o l'orecchio nei bovini; l'orecchio o la coscia nel porco) e tenerlo fermo fino a che l'uomo possa riprendere in mano la situazione. Questo comportamento si presta egregiamente anche nella caccia al cinghiale dove tenere fermo il selvatico per qualche istante consente all'uomo di avvicinarsi senza rischio per assestare il colpo di grazia. Alcuni autori vorrebbero una parentela stretta tra il Mastino Napoletano ed il Cane Corso, ma non vi è alcuna documentazione valida in tal senso. Non si sa nulla del Mastino Napoletano antecedente alla sua presentazione al mondo cinofilo da parte di Piero Scanziani nel 1946, autore che, d'altronde, preferiva chiamarlo Molosso Italiano. Nel nostro Meridione si è sempre continuato ad allevare ed usare il più funzionale Cane Corso nella conduzione del bestiame, nella caccia grossa e come compagno di guardie campestri e carrettieri. Ma a partir degli anni 1960, con il progressivo abbandono delle campagne, la riforma agraria e il conseguente venir meno degli stili di vita tradizionali, anche l'allevamento di questi cani subì un forte declino. Negli anni '70 cominciò un'opera di recupero di questo cane e ben presto suscitò l'interesse di parecchi cinofili, attratti dal fascino della razza nel suo aspetto fisico e nella sua indole. L'appellativo corso non si riferisce alla Corsica. "Cane Corso" è una abbreviazione di "cane da corso" che equivale a "cane da corpo" (vedi analogamente corsetto = corpetto). In passato questi cani venivano distinti in "da corpo" per la caccia al cinghiale, ovvero per l'uso in campagna, e "da camera" per la difesa personale, ovvero il cane che il padrone teneva sempre presso la sua persona, persino di notte ai piedi del letto. (P. Breber)

[modifica] Descrizione

Cane Corso di otto anni
Testa: Brachicefala. La sua lunghezza totale raggiunge i 3,6/10 dell'altezza al garrese. La larghezza bizigomatica, pari alla lunghezza del cranio, è superiore alla metà della lunghezza totale della testa, raggiungendo i 6,6/10 di tale lunghezza. Gli assi longitudinali del cranio e del muso sono tra loro leggermente convergenti. Il perimetro della testa, misurato agli zigomi, è anche nelle femmine più del doppio della lunghezza totale della testa. La testa è moderatamente scolpita con arcate zigomatiche protese all'esterno. Pelle consistente ma piuttosto aderente ai tessuti sottostanti, liscia ed abbastanza tesa.
Denti: Bianchi, grandi, completi per sviluppo e numero. La chiusura DEVE essere prognata come da standard ufficiale dell'ENCI, riconosciuto a livello internazionale dalla FCI.[1]
Canna nasale rettilinea, senza rughe, tartufo non retratto rispetto alla faccia anteriore del muso, conseguente angolo di 90° tra l'asse del naso e quello della faccia anteriore del muso stessa, lieve curvatura della mandibola, quadratura del muso mediante parallelismo delle facce laterali dello stesso, lieve convergenza degli assi cranio muso ed occhi in posizione sub frontale e ben larghi nel cranio. Va da se, una DENTATURA COMPLETA, con denti bianchi grandi ed incisivi inferiori e superiori impiantati in linea retta oltre ad una larghezza tra gli apici degli incisivi della mandibola non inferiore ai 4,5 cm.
Occhi: Di media grandezza rispetto alla mole del cane, in posizione sub-frontale, ben distanziati tra loro. Rima palpebrale ovaleggiante, bulbi oculari leggermente affioranti palpebre aderenti con margini pigmentati di nero. Gli occhi non devono lasciare scorgere la sclera. Nittitante fortemente pigmentata. Iride quanto più possibile scura in relazione al colore del mantello. Sguardo intelligente e vigile.
Orecchie: Di media grandezza in rapporto al volume della testa e alla mole del cane, ricoperti di pelo raso, di forma triangolare, con apice piuttosto appuntito e cartilagine spessa, inseriti alti, cioè molto al di sopra dell'arcata zigomatica, larghi alla base, pendenti, aderenti alle guance senza raggiungere la gola. Sporgenti alquanto all'esterno e lievemente rilevati nel loro punto di attacco, vengono portati semieretti quando il cane è attento.
Collo: Profilo superiore - Leggermente convessilineo. Lunghezza - Circa 3,6/10 dell'altezza al garrese e cioè pari alla lunghezza totale della testa; forma: Di sezione ovale, forte, molto muscoloso, con distacco della nuca marcato. Il perimetro a metà lunghezza del collo è circa 8/10 dell'altezza al garrese. Armoniosamente fuso con garrese, spalle e petto il collo ha la sua direzione ideale a 45° rispetto al suolo ed ad angolo pressoché retto con la spalla.
Tronco: Compatto, robusto e muscolosissimo. La sua lunghezza supera l'altezza al garrese dell'11%, con una tolleranza di ± 1. Linea superiore - Regione dorsale rettilinea con lieve convessità lombare.
Coda: Inserita piuttosto alta, grossa alla radice e relativamente affusolata alla punta. Solitamente viene amputata all'altezza della quarta vertebra.
Mantello: Corto ma non raso, a tessitura vitrea, brillante, aderente, presente sottopelo mai affiorante che si intensifica nella stagione invernale; al tatto risulta essere duro sul dorso, quasi ispido (detto anche pelo di vacca).
Colori: Nero, grigio piombo, ardesia, grigio chiaro, fulvo chiaro, fulvo cervo,formentino, fulvo scuro e tigrato (tigrature su fondo fulvo o grigio di varie gradazioni). Nei soggetti fulvi e tigrati è presente una maschera nera o grigia la cui estensione è limitata al muso e non deve superare la linea degli occhi. Ammessa una piccola chiazza bianca al petto, alla punta dei piedi e alla canna nasale.
Tartufo: Sulla stessa linea della canna nasale. Visto di profilo non deve sporgere sul margine verticale anteriore delle labbra ma trovarsi, con la sua faccia anteriore, sul medesimo piano verticale della faccia anteriore del muso,né avere la faccia anteriore inclinata all'indietro o essere rialzato rispetto al profilo della canna nasale (frequente negli ipertipi). Deve essere voluminoso, piuttosto piatto superiormente, con narici ampie, aperte e mobili. La pigmentazione è nera.
Muso: Molto largo e profondo. La larghezza del muso deve pressoché eguagliare la sua lunghezza che raggiunge i 3,4/10 della lunghezza totale della testa. La sua profondità supera del 50% la lunghezza del muso. Il parallelismo delle facce laterali del muso e la ripienezza e larghezza del corpo della mandibola fanno sì che la faccia anteriore del muso sia quadrata e piatta. La canna nasale è rettilinea e piuttosto piatta. Il profilo inferiore-laterale del muso è dato dalle labbra superiori. La regione sottorbitale mostra un lievissimo cesello.
Labbra: Piuttosto consistenti. Le labbra superiori, viste di fronte, determinano alla loro disgiunzione una "U" rovesciata e, viste di lato, si presentano moderatamente pendenti. Commessura moderatamente evidente e che rappresenta sempre il punto più basso del profilo laterale inferiore del muso. Il pigmento è nero.
Guance: Regione masseterina piena ed evidente ma non ipertrofica.
Difetti eliminatori: Testa - Parallelismo evidente degli assi cranio-facciali, convergenza molto marcata, facce laterali del muso convergenti,prognatismo accentuato e deturpante. Tartufo - Depigmentazione parziale. Coda - Portata a candela o a anello. Statura - Al di sopra o al di sotto dei limiti indicati. Andatura - Ambio continuato. Testa - Divergenza degli assi cranio-facciali, enognatismo, canna nasale decisamente concava o montonina. Tartufo - Depigmentazione totale,la faccia anteriore inclinata all'indietro o essere rialzato rispetto al profilo della canna nasale (frequente negli ipertipi). Occhi - Depigmentazione moderata e bilaterale delle palpebre, gazzuoli, strabismo bilaterale. Organi sessuali - Criptorchidismo, monorchidismo, evidente deficienza di sviluppo di uno o di tutti e due i testicoli. Coda - Anurismo, brachiurismo, sia congeniti che artificiali. Pelo - Semi-lungo, raso, frangiato. Colori - Colori non previsti dallo standard, macchie bianche troppo estese. Nota - I maschi devono avere due testicoli di aspetto normale e ben discesi nello scroto.

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